mercoledì 20 settembre 2017

Their Mortal Remains

15 settembre 2017. La città di Londra è improvvisamente sotto shock a causa dell'ennesimo attentato terroristico più o meno rivendicato dai soliti. A 2 km da Parsons Green, mi sveglio comodamente alle 9:00 per andare a fare colazione nello scantinato dell'hotel di Earls Court. Comodamente mi preparo e raggiungo a piedi, "scortato" da poliziotti ad ogni angolo del quartiere, il Victoria and Albert Museum, un edificio che chiamare museo mi risulterebbe un po' vago e striminzito. Per capire la sua maestosità e importanza basti pensare che dalla reception si raggiunge direttamente la metropolitana attraverso un tunnel, e che nel raggiungere l'ala desiderata, si sfiorano e (in teoria!) si possono toccare con mano sculture ed opere d'arte di valore inestimabile. Mi è venuto istintivo, alla visione di una scultura del Canova, chiedermi "ma è una copia o è vera?".

Premesso ciò, non propriamente per questo tipo di "arte" ho organizzato una gitarella fuori porta (con tutto che varrebbe la pena veramente perdersi lì dentro!) bensì per qualcosa di più unico, aggettivo che uso solo perché si tratta, almeno per ora, di una mostra temporanea, che avrebbe dovuto chiudere i battenti il 1.10.2017, per evidenti motivi termine slittato al 15.10.2017
Visti oggetto, città, location e termine temporale per parteciparvi ormai limitati, ho cercato di sfruttare due giornate di settembre, a livello meteo fortunatamente stimabili, per andarci dal vivo.

La mostra raccoglie dei veri e propri cimeli del gruppo, divisi per periodo storico/album, e racconta in maniera abbastanza esaustiva (certo, se si passano giornate a leggere tomi tematici, se ne saprà di più) la storia della band, oltre a spiegare e svelare particolari tecnici sia a livello musicale che scenografico. Il tutto, ausiliato da un utilizzo particolarmente impressionante di tecnologie odierne (scenografie e musiche della mostra decisamente al di sopra delle righe!)

Ora, tralasciando che si possa o meno essere stimatori/fan del gruppo (io lo sono, ovviamente), da una parte non si può non riconoscere che i PF abbiano scritto pagine intere di storia sulla rivoluzione della musica rock. Sono stati i primi ad utilizzare in maniera importante scenografie con giochi di luce. Hanno dato per primi molta importanza anche all'effetto visivo oltre che a quello musicale. Hanno fatto uso in maniera forte di musica "sintetizzata" e sperimentato per molti anni cose che forse già qualcuno, con meno fortuna o meno mezzi a disposizione, aveva fatto prima di loro, senza però poter diventare famoso. Premesso appunto il gusto personale (i Pink Floyd, come qualsiasi cosa di questa terra, possono piacere o no!) questa mostra cerca di raccontare un po' tutto questo.

L'itinerario proposto porta il visitatore a compiere un viaggio temporale di tutta la storia del gruppo, partendo dalle sue origini, con nomi, cognomi, luoghi, date e aneddoti. Ai quali si aggiungono di volta in volta cabine telefoniche (ovviamente inglesi) che, grazie ad articoli di giornale appesi alle loro pareti, cercano di contestualizzare temporalmente la storia della band.

Ambienti divisi per epoca / album, che prevedono anche l'esposizione dei veri (o ricomposti!) strumenti utilizzati durante le registrazioni o i concerti, dalla band. L'esposizione include inoltre costumi e oggetti diventati di culto, utilizzati dalla band nel corso della loro storia. Il tutto farcito da sostanziosi contributi audio/video accessibili, i primi, tramite una comoda cuffia autosintonizzante consegnata all'entrata (e restituita ovviamente all'uscita); i secondi, tramite schermi installati in ogni stanza. 

Senza intasare ulteriormente il web, per una mostra che certo dei miei racconti non ha bisogno, mi limiterò ad inserire giusto dei link a qualche fotografia. 
Ah, vige nella mostra il divieto totale di fare filmati...per cui non li posso linkare!
L'entrata all'esposizione


Soffitto mobile...senza video non rende tanto l'idea!





















Studio del logo

Scaletta di un concerto

Studio del logo

Semplice parete divisoria tra due ambienti

Prisma 3D rotante. Purtroppo, neanche il video (non postabile) rende l'idea!

Mixer che permette di "giocare" con Money




Sintetizzatori e tastiere non indifferenti e raramente usate all'epoca

Pedaliere non propriamente comode da trasportare



Fumetti dell'epoca 






Richiami dei vinili al centro del pavimento




Diapositive relative al racconto della copertina dell'album. Si vede lo stuntman che viene spento con l'estintore. Si narra che abbia preso fuoco 15 volte prima che il fotografo accettasse una foto definitiva per la copertina.






I famosi inflatables usati nei vari show


Riproduzione della Battersea Power Station, con il famoso Flying Pig



Un grande omaggio a Animals, uno dei miei album preferiti della band:










Ciò che resta del povero maiale volante








Costume di Roger Waters in The Wall, se non ricordo male 2013


Piantina del palcoscenico in uno dei concerti dei PF



Schermo narrante montato su un letto

Plastico di un palcoscenico





Locandina del famoso concerto alla festa del Redentore (Venezia) del 1989






Ultima stanza: schermo su 3 pareti, audio incredibile. 
Primo singolo (Arnold Layne) e ultima traccia dei concerti "moderni" (Comfortably Numb)


Ah, per quanto riguarda la Battersea Power Station, oggi è messa così...
Un cantiere a cielo aperto, con un progetto mastodontico di rivalutazione post-industriale, di quelli che costano un fracco di soldi. Però, gli interessati, possono aggiudicarsi un 1br flat, un bilocale, a partire da £ 2.300.000. Per gli amanti del genere, forse saranno tutti in classe energetica A++, le placche e  i sanitari sospesi li potrete scegliere voi! Con il cambio odierno euro-sterlina, pensateci 😉!
Piccolo update, i 1br flat sono finiti...potete aggiudicarvi un 2br flat, così avete spazio per stendere la biancheria, a soli £ 2.750.000!
https://batterseapowerstation.co.uk/homes

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