sabato 13 giugno 2020

Post elevato alla post

Stiamo vivendo un momento magico dei social media. Un momento in cui ti svegli di colpo alle 5 per merito del telefono che, poggiato sul comodino, ti vibra, provocandoti un infarto. 
Ti arriva una notifica, ti  avvisa di una mail, che ti avvisa che su Facebook, una tua amica ha messo una storia. 
L'amica sa il fatto suo, è una giusta, una di quelle che contano. L'hai conosciuta al Circolo degli Artisti, è una che ha gli agganci giusti. Si diverte, gira il mondo, sfida i fusi orari, dorme per strada, millanta conoscenze in Argentina, a Bangkok e a Tokyo. Amicizie, che tu, te le sogni.
È bòna, si veste easy, ma ha sempre il fascino della colta. Ha fatto l'Erasmus a Southampton, quando ancora manco si sapeva cosa fosse la Brexit. Ha mille amici, ha trascorso 3 anni a NY per fare la tesi di laurea. Poi ha fatto l'internship presso una multinazionale canadese nella sede di Berlino. Fa la Social Media Marketing Manager per loro, vive a Charlottenburg, tutta spesata. Mega uscite a Kreuzberg, seratone a Friedrichshain. 
Apri la mail: dopo la pubblicità dei bocconcini per gattini di Arcaplanet e della nuova Dacia Duster a 159€/mese, ti si apre la storia di FB: è un link a una storia di Instagram. Apri il link: è un boomerang che non si sa se la tua amica di FB abbia fatto su Instagram o usufruendo dei bellissimi effetti di TikTok. 
Apri il tutto, ti ricordi della tua amica come una festaiola incredibile con la quale, l'ultima volta, nel 2016, hai passato una serata stellare, ubriachi_marci_bagno_di_mezzanotte_tutti_nudi. 
Apri il tutto, dopo un altro annuncio pubblicitario che ti invita ad investire sulle azioni dell'Autogrill. Lo clicchi (non hai altra scelta): si aprono la pubblicità delle mascherine antivirus della Norton, quella di Aldi con i pomodori datterini a 90 centesimi al chilo, quella del Durex easy In-easy on. 
Le apri tutte. 
Torni alla storia su Instagram 25 minuti dopo. È una foto contornata di stelline e farfalline che si muovono, ritrae l'indice della mano destra della tua amica e la manina di sua figlia, nata il giorno prima, che le stringe il dito. Bimba alla quale ha dato un nome imbarazzante, raccolto da qualche cazzo di romanzo di una famosa scrittrice armena sedicente fuggita ai rapimenti di massa, tipo Siranush o Arevik. La storia si chiama #semplicementenoi
Non si sa, nessuno sa,  chi sia il padre della bimba. Tra 1 anno ESATTO, se ti fossi mai dimenticato della foto, non preoccuparti: la tua amica farà magicamente apparire, presa dalle memories, la stessa identica foto, taggando qualche amica a cazzo, con il tag #unannodite, seguito da altri 27 tag in ordine di utilità marginale decrescente. Sempre alle 5 del mattino. E vibrerà nuovamente il tuo fantastico smartphone poggiato sul comodino. 1 gigabyte di dati sul telefono; 32 minuti di vita.  Appoggi il telefono sul comodino. 
Sono le 5:32, hai ancora 1 ora scarsa di sonno prima della sveglia.

lunedì 25 marzo 2019

Californication #3

Ciò che colpisce di certo nel guidare negli USA è che per chilometri e chilometri non si vede nulla, sennon le strisce della strada, e qualche cespuglio ai suoi lati. La vista si perde a centinaia di chilometri, si è fortunati se si riesce a scorgere una casa all'orizzonte...ma in tutto ciò non ho scoperto manco l'acqua calda, perché questo lo sanno cani e porci.
Las Vegas di sabato sera


Ciò che invece non ci si aspetta dagli USA è l'arrivare nella Sin City, la città del peccato, pronti per un sabato sera leggermente diverso dal solito. I media e i social ci avevano di certo preparati alla cosa, ma viverla di persona, soprattutto per la prima volta, fa sempre un certo effetto. Fa ancora più effetto il fatto di arrivarci pochissimi giorni dopo che un pazzo sparava ad occhi chiusi sugli spettatori di un concerto e ne faceva fuori una sessantina, e aver prenotato un motel a un chilometro dal punto in cui il pazzo ha sparato. Di certo fuori dal comune, il decollo, nelle vicinanze del motel , dell'elicottero della polizia, che in quel periodo effettuava una ronda sopra la città 24h/7. Per il resto, come già detto, la città è quanto ci si aspetta dai media/internet/youtubbers/social e via dicendo, per cui cercate là curiosità su di essa...io e mio fratello siamo riusciti a beccare i fornitori di birrette a buon prezzo (tecnica usata per ovattare e far giocare di più la gente!) e a NON giocare a niente. La città rende proprio l'idea di soldi che girano a velocità vorticosa e di essere in continuo sviluppo...bottane e macchinette, a quanto pare, non hanno ancora crisi.

Decisamente più interessante, sotto alcuni aspetti, è stata la visita alla diga "grazie alla quale" è nata Las Vegas, ovvero la Hoover Dam, a quanto pare una grande opera che ha permesso a Las Vegas di svilupparsi grazie ai soldini (TANTI!) portati dagli operai della diga, abbastanza lontani da casa e, come dice mio fratello, dalle proprie muglieri...



Da lì, dopo ore e ore di guida, ci siamo avvicinati sempre di più a quello che rimane uno dei Classici del giro negli USA, che non ha bisogno di commenti
Il Grand Canyon, in tutto il suo splendore







Con i colori di un semplice tramonto, lascia senza fiato!!!

giovedì 26 ottobre 2017

Californication #2

La Highway 1 è sicuramente una delle strade panoramiche più famose del mondo. E' l'ovvio percorso che abbiamo scelto per raggiungere il profondo sud degli Stati Uniti partendo da San Francisco e raggiungendo prima Los Angeles, fermandoci a Morro Bay e dormendo a Monterey. La strada copre una grandissima parte della costa californiana, e dire che i paesaggi lasciano a bocca aperta, forse è un po' riduttivo. 
In Italia, sono abituato a pensare che un lembo di costa favorevole allo sfruttamento turistico, è sicuramente turisticamente sfruttato. Tante spiagge in Italia sono date in concessione a personaggi che da trent'anni o più gestiscono il loro fazzoletto, senza mai cambiare un angolo del loro baretto, senza mai far nulla di più che alzare i prezzi degli ombrelloni, o lasciare lo stesso prezzo ma continuare ad avvicinarli ogni anno (fatiscenti economie di scala).
La A-1 si estende per chilometri e chilometri, ma molti di questi risultano o totalmente incontaminati, ma dal paesaggio bellissimo, o usati per coltivare, proprio lungo la costa, semplici zucche!
Da qualche mese, purtroppo, la strada è interrotta ad un certo punto, a causa di una frana che ha sostanzialmente fatto crollare un ponte. Ciò non ci ha di certo resi contenti, né ci ha evitato di dover riprogrammare il percorso. Certo, poteva succedere molto di peggio.

Tipo prendere fuoco come è successo a qualcosa di sicuramente grande, poco distante da noi...


Particolari della spiaggia di Morro Bay, riparata da una rete, assolutamente priva di alcun tipo di intervento umano.
Unici presenti: surfers e cani.
 Avvicindandoci a Los Angeles, mi rendevo conto di quanto grande potesse essere, solo dal traffico che ci accoglieva alle sue porte. Direi forse una delle cose più negative e fastidiose di tutto il viaggio. Attorno alle città, il traffico, è perenne, e lento. Certo, il clima non è quello del GRA romano, ma trovarsi lì in mezzo non è di certo simpatico, comunque!
Se oltre al traffico, aggiungiamo pure qualche "italiano" che gira con il Corvette, capotta abbassata, impianto da zingaro con i bassi a palla e musica abbinata al personaggio, beh, diventa ancora più snervante. Nei pressi delle città, nonostante le 3-5 corsie per senso di marcia, che comunque mi permetto di pensare non siano comunque sufficienti, esiste per alcuni tratti anche una corsia speciale chiamata Car Pool Lane, utilizzabile, a seconda dei casi, da chi circola in auto con 2 o 3 persone all'interno. Anche qui, qualche "italiano" c'è sempre (che la usa anche se viaggia da solo), nonostante i cartelli ricordino sovente che le multine, se ti beccano, partono dai 2-300 $ in su.
Rotolando verso sud, ci siamo fermati a dormire nei pressi di Monterey, cittadina a carattere altamente turistico, che ci ha dato da mangiare e soprattutto da bere. Un centro molto ordinato permetteva di scegliere tra diversi tipi di locale per mangiare, bere o ascoltare musica. Sembrava un centro abbastanza piccolo, faccio fatica a credere che richiami 4 milioni di turisti all'anno!
Il giorno dopo, sempre dopo tanta strada, abbiamo raggiunto Los Angeles, fermandoci a visitare dapprima Malibù Beach, questa sconosciuta. Ovviamente qualcuno potrebbe obiettare la scelta...ma in quel momento ci andava così, fine. Malibù era molto famosa negli anni '80...se ne parlava come una spiaggia da signori, la si sentiva nominare tra nomi di cocktail o vacanze da ricconi...beh, probabilmente le sue ragioni ci saranno, ma in tutto ciò la struttura del luogo è abbastanza strana, e forse è la cosa meno turistica che abbia visto in tutto il viaggio.
Tramonto su Malibù Beach

Abitazioni costruite sulla spiaggia di Malibù

Alcuni proprietari locali passeggiano sul lungomare con bottiglie di birra al seguito
Di Los Angeles non ho tanto da raccontare, perché da una parte, le guide ne parlano a sufficienza. L'essere inflazionata, certo ne fa parlare alla gente, per cui ascoltate pure ciò che vi racconta chi ci va. Non fanno certo per me strade con impronte di mani cementate, ville di ricchi o presunti tali, locali laminati oltremodo. Mi sono accontentato di una vasca a Beverly Hills, Bel Air e sul Sunset Boulevard, a guardare le fichette platinate che scendevano dalle fiammanti Musclecars.
Una rapida cena nei pressi dell'UCLA e arrivederci.
L'indomani abbiamo raggiunto dapprima Mojave, una base aerea particolarmente grande, dove trovano "ricovero" molti aerei commerciali temporaneamente dismessi dalle compagnie aeree, in attesa che qualche altra aerolinea li prenda in considerazione. Purtroppo, nonostante i siti internet non dicano nulla a riguardo, da qualche anno non si può più accedere alla piazzola per visitarne gli "ospiti", per cui abbiamo dovuti accontentarci di una visita dall'esterno. Alla richiesta di informazioni "fin dove si può arrivare a vedere", la risposta è stata "voi guidate, quando qualcuno vi dice di fermarvi, vi fermate e tornate indietro". Abbastanza lineare!



Uno dei "cimiteri degli aerei" nel deserto del Mojave
Per quanto un po' delusi dalla cosa, la strada fatta comunque ci ha permesso di "girovagare" per l'omonimo deserto del Mojave, che paesaggisticamente merita di molto. 
Procedendo ancora verso sud, ci siamo avvicinati il più possibile al confine di stato tra USA e Mexico. Abbiamo parcheggiato l'auto in un centro commerciale a San Ysidro e abbiamo passato la frontiera a piedi. La vista di Tijuana dall'autostrada è molto d'effetto. La città sorge su terreno collinare e da lontano si scorge una bandiera messicana enorme, ma veramente grande, che sventola nel mezzo della città. L'accoglienza non è delle migliori, il luogo neppure...non mi aspettavo di più.
Tornati negli USA dopo poco tempo, abbiamo visitato con enorme successo il Dollar Tree, il Tutto-a-1-€ americano e arrivata sera, ci siamo rintanati nel nostro motel a San Ysidro, dopo una cena "tipica" del nostro viaggio.
Ci hanno dato da mangiare in ordine sparso: Mc Donald's, Burger King, Deltaco, Wendy's, Jack in the Box, Chipotle, Panda Express, Domino's Pizza, Taco Bell...lista che aggiornerò man mano che mi vengono in mente eventuali altre prelibatezze...tranquillizzante differenza di peso primo-ultimo giorno: 0 kg.
Panorama di Tijuana al tramonto, fotografata dal tunnel della frontiera Mexico-USA
 Il mattino successivo, finalmente siamo approdati a Mission Beach, una delle spiagge più caratteristiche di tutta la California. Siamo riusciti a parcheggiare con molta fatica, dopo aver girato per mezz'ora, alle 9:30 del mattino. Se fossimo arrivati mezz'ora più tardi, non ce l'avremmo fatta.
La spiaggia tipica californiana di San Diego è molto bella. L'oceano regala ai surfisti delle onde particolarmente generose, e loro non se le lasciano di certo sfuggire. Era in corso una manifestazione locale che interessava tutto il lungomare, che già a quell'ora era abbastanza popolato. Non oso pensare cosa sarebbe successo prima di sera!
Il beach volley va inoltre ancora moltissimo di moda!
Finalmente ho visto con i miei occhi la provenienza di tante mode arrivate in Europa, partite da qui, vedi le Long Bike, le Fat tyre bikes, le Birkenstock e i capelli "Point Break".





Lo stand pubblicizzava il recruitment per diventare sceriffo di San Diego




I bar lungo la spiaggia, alle 10, erano già strapieni di gente. Salute!

Purtroppo il tempo stringeva, e tantissimi altri chilometri ci aspettavano. Dopo una timida domanda da parte di mio fratello "Cambio di programma? rimaniamo qui una settimana?" e una birretta che ha fatto da spuntino, ci siamo tolti dalle balle, ci aspettava una seratina a Las Vegas.

lunedì 23 ottobre 2017

Californication #1

Il 2 ottobre 2017 si svolgeva a Las Vegas un a noi anonimo festival musicale country, durante il quale l'ennesimo pazzo, un pensionato americano di 64 anni, in "ferie" nella capitale del vizio da qualche giorno, armato fin sopra la testa, cominciava a sparare dalla camera di un albergo che si affacciava giusto sul prato dove si svolgeva il festival. Con un'arma sembra da lui stesso modificata per renderla automatica (spara colpi a profusione senza dover ripremere il grilletto ad ogni proiettile) faceva fuori una sessantina scarsa di umani e ne feriva un mezzo migliaio.
Della notizia ne sapevo qualcosa solo qualche ora dopo l'evento, in quanto in quegli attimi precisi in cui si consumava la carneficina, stavo sorvolando l'Oceano Atlantico alla volta di Philadelphia, scalo dal quale, dopo 2 ore, sono ripartito per la California, precisamente per la città di San Francisco.
Avevo organizzato da alcuni mesi, assieme a mio fratello, un viaggio di due settimane alla scoperta della West Coast. Viaggio che abbiamo fatto partire, volo escluso, proprio da questa città.
Era per me la prima volta negli USA. Prima, non mi ero mai costruito, volontariamente o meno, la situazione per andarci. A cose fatte, mi pentirei di non esserci andato, perché ciò che ho visto è riuscito, in talune occasioni, a lasciarmi senza parole.
Per ragioni di tempo limitato e voglia di vedere più cose possibili, abbiamo dovuto strutturare la vacanza in un giro on the road che ci ha fatto toccare parecchie località sparse per California, Utah, Nevada ed Arizona, senza rimanere in alcuna di esse più di 2 notti (le prime due passate a San Francisco). Con rammarico per alcuni luoghi, da una parte, ma non c'era alternativa.
Il nostro viaggio è cominciato da Chinatown, a San Francisco. Il quartiere dove è stato girato un classicone intramontabile degli anni '80, Grosso guaio a Chinatown, film assolutamente imperdibile, come la visita al quartiere. 
Oltre ad alcune vie più turistiche, che molto ricordano le bancarelle di t-shirt, souvenirs e paccottiglia varia di una città asiatica, ci siamo addentrati in vie più genuine, dove i negozi vendevano solo frutta e alimentari, articoli in molti casi (come sempre!) sconosciuti, dove gli unici non cinesi eravamo io e mio fratello. Caos in ogni angolo della strada, alle 10 del mattino, ma nessuno che parla con nessuno, nessuno che si scontra con nessuno. Anche i "locali" sembravano incuriositi dai mille negozi e cercavano dove fare il business migliore.

La Transameric Pyramid vista da Chinatown 


Alcuni edifici sono adornati in maniera particolarmente pittoresca

Nelle strade che fanno da confine, il quartiere si confonde con il resto della città 
In un parco, invece, si tengono lezioni all'aperto di Thai Chi con il ventaglio. Il più giovane aveva forse 55 anni.



Accesso alla Lombard Street, la strada più tortuosa del mondo
San Francisco è una città veramente pittoresca, come ne parlano le guide, ed è un mix di quartieri con identità distinte. Si passa dal quartiere portuale, a quello finanziario, appunto a Chinatown, al quartiere del Civic Street, alla spiaggia sul Golden Gate, ai quartieri aggrappati alle colline che sorgono in pieno centro città. Le strade sono tortuose e raggiungono una pendenza molto significante. Sembra quasi impossibile che ci sia qualche pazzo che gira con la bicicletta: è matematico che in alcune zone della città sia assolutamente impossibile usarla! E' difficile farsela a piedi. Le auto  e le moto risalgono le vie con rapporti molto ma molto bassi, con il motore su di giri. I tram carichi di persone fanno una fatica boia!
Il più interessante tra i quartieri, probabilmente, per un giovane, è l'Haight-Ashbury, dove ufficialmente sono nati, giusto qualche anno fa, gli hippies. Il quartiere può essere volgarmente paragonato a Camden Town a Londra, con le dovute proporzioni. Forse è meno caotico e più "ordinato", ma i personaggi che lo frequentano...beh...hippies è far loro un complimento. Prima impressione del quartiere: avendolo raggiunto con una combinazione di cable bus (il tipico mezzo di trasporto di San Francisco) e autobus, all'apertura della porta del bus alla fermata più appropriata, siamo stati accolti da una zaffata di ganja che annebbiava la vista a chiunque! Qualche personaggio cercava di rifilarci "roba buona" per strada, mentre altri suonavano del pessimo grunge seduti su qualche panchina, chiedendo ovviamente un obolo. Lo stile vittoriano delle case è inconfondibile. I negozi e le attività commerciali sono molto variopinti. Vanno dal negozio vintage gestito da fattoni, a quello di design spicciolo gestito dall'hipster di turno, passando per quello sportivo con le bellissime casacche da baseball che costano un occhio della testa. Grandi affari si fanno in un megastore di musica, l'Amoeba Music, per chi ancora ama avere a casa cassette (!), dischi e CD, in quanto quelli usati partono da 1$, e ne hanno una miriade!
Per quanto riguarda la cucina, non mancano i ristorantini indiani, thai, cinesi, le pizzerie e, vabbè, i fast food.
Ci siamo fermati a tracannare qualche birra nei pub del quartiere, tra l'altro molto caratteristici. Tra questi spiccava il Molotov's, noto covo di ubriaconi inguaribili: già si spinavano parecchie pinte di birra alle 17 di un anonimo pomeriggio di ottobre. Non troppo tardi, ci siamo diretti verso casa, a Daly City, dove avevamo prenotato da dormire. Il tipico paese di periferia dell'America che vediamo nei film.
La zona del porto invece, si prefigura come la turistata del caso...miglior fortuna su altri siti. 
E' comunque possibile visitare un sottomarino e una nave da guerra della seconda guerra mondiale, entrambi non indifferenti sia per qualità estetica che per stazza, a 20$ l'uno, oltre ad un museo di giochi e videogiochi "storici", quasi tutti ancora funzionanti: circa 200 attrazioni tenute molto bene, di una rarità invidiabile. I ristorantini di pesce (il granchio è la specialità del posto) sono altresì molto invitanti...il mio compagno di viaggio non ama particolarmente il pesce, per cui abbiamo saltato la sosta nei suddetti locali. 
Le colline sulle quali sorgono la Coit (!) Tower e Lombard Street, sono invece molto caratteristiche e offrono una vista sulla città e sulla sua baia, una vista mozzafiato! La zona del Golden Gate è anch'essa molto particolare. I cartelli sulla spiaggia che citano "Swim at your own risk" la dicono lunga. I leoni marini non sono certo animali che si vedono tutti i giorni.
Tram caratteristici della città

Il flipper di Indiana Jones, quello che ci ha fatto spendere ore e ore, lire e lire, alla domenica, in patronato a Dolo, dopo la messa del fanciullo!

La SS Jeremiah O'Brien, nave da guerra della 2a G.M., ormeggiata a San Franscisco. Sullo sfondo, la famosa prigione di massima sicurezza di Alcatraz.

Zoltar. Quello che su BIG fa diventare un bimbo Tom Hanks e fa diventare Tom Hanks nuovamente un bimbo!


Murales a sfondo chiaramente musicale nel quartiere di Haight-Ashbury

Quartiere costruito su una collina fotografato da Height-Ashbury

Tipico cartello stradale non facilmente decifrabile. Sembra che gli americani amino questa abitudine del gestore della strada. Quando si può parcheggiare?








Particolari del Mission District - quartiere finanziario

Scorcio del Bay Bridge, ponte a due piani, 5$ a macchina per passaggio

Cartello di invito, in pietra, sulla strada pedonale che porta alla sommità della Telegraph Hill...


...da dove si può ammirare la città dall'alto - qui spunta sempre Alcatraz in mezzo agli alberi...


e sorge la Coit Tower


Particolari della Lombard Street







Parte della SF Bay, con il famosissimo Golden Gate Bridge
Il Civic Center


Alcuni numeri:
1: 1a volta negli Stati Uniti per me. 1a volta in cui faccio uso di Uber, per curiosità mista a consiglio dato da chiunque nella zona di San Francisco...giustamente!
1.16: il cambio euro/dollaro al momento della visita. Non particolarmente conveniente rispetto ad altri momenti storici, ma manco troppo malaccio, tutto sommato.
2: notti passate a San Francisco, prima di addentrarci nel vero viaggio on the road lungo le più famose strade americane.